Ricordo di Amedeo

Autore: Luigi Accili (cognato di Amedeo)


da Evangelizare, Bollettino mensile dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia, XV, n. 2, feb. 1976, p. 27-29)

Evangelizare - Bollettino mensile 

Si sono svolti nella mattinata di oggi i funerali di Amedeo Tomassini, uomo esemplare che ha diviso sempre il suo tempo con uguale passione tra la casa e il lavoro.

Presenti alle esequie, accanto ai congiunti dello scomparso, una folla di amici e conoscenti che dicono da sè la stima che l'Estinto godeva a Rieti. Il rito funebre è stato officiato nella chiesa di S. Agostino; dopo la erimonia funebre, il corteo ha raggiunto il cimitero.

Desidero dedicare ad Amedeo alcune righe di omaggio. È con smarrimento ed angoscia che in questa ora prendo la penna. Mi dà forza unicamente il pensiero di rendere ancora una volta il dovuto onore a mio cognato.

Forse suonerà consunta, abusata, l'espressione: «Ha lasciato un vuoto che il tempo non riuscira a colmare». Ma è la verità, perche non può non lasciare un rimpianto incancellabile nella famiglia, nell'ambiente in cui operò, tra gli amici, un uomo per il quale la bontà era un fatto spontaneo e naturale; la schiettezza una regola di vita; il quotidiano lavoro, un segno distintivo di nobiltà interiore, di dedizione ai propri cari e di responsabilità sociale.

Come ben sanno coloro che hanno avuto modo di mettere alla prova le sue doti di serietà e di equilibrio, vale ricordare Amedeo Tomassini per dei motivi che vanno oltre la semplice notazione biografica. Egli, infatti, è sempre stato un uomo con una sua precisa personalità. In un mondo di intriganti e di opportunisti, Amedeo vi ha fatto spicco per le sue doti di onestà e altruismo e soprattutto per le sue qualità di persona per bene. Chi scrive non dimenticherà mai quel suo caratteristico sereno sorriso, quel suo consueto, saggio distacco, ma al contempo quel senso di sottile umorismo.

Amedeo non è stato soltanto un uomo normale dotato di sensibilità, è stato un vero e proprio genio nella sua professione. I capolavori in micro-meccanica da lui costruiti, unici al mondo, le macchine stesse da lui inventate, elaborate e realizzate per la creazione dei suoi incredibili ed estimabili lavori, hanno fatto di lui un uomo di eccezione che viveva un'esistenza che in superficie poteva apparire banale e consueta, ma che era invece ricca di tensione interiore e di eroica abnegazione. Sin da ragazzo egli aveva lavorato con tenacia e volontà, guadagnandosi la stima di tutti.

Ora non è più e scompare con lui una delle più caratteristiche figure della Snia Viscosa di Rieti, un uomo che ha sempre agito nella più assoluta discrezione e con la massima rettitudine.

Clarice e Antonio, i figli tanto amati, imparavano a conoscere il ritmo di vita del padre e ne cominciavano a diventare partecipi. Lo stesso avveniva alla devotissima moglie Silvia, ormai abituata a vivere accanto all'eccezionale suo uomo con serenità e distensione. La felice famigliola viveva un ritmo apparentemente metodico, tranquillo, quasi incolore, ma che apprezzeranno in pieno e con struggente ricordo nell'avvenire.

Oggi, intanto, Clarice e Antonio preferiscono ricordare il padre come lo hanno sempre visto e amato: un uomo giusto e buono, un padre severo ma venerato, che pur nella sua compostezza sentivano vicino e pieno di affetto e di attenzione. Domani, i figli ricorderanno quando, la sera, il padre tornava a casa stanco: ma incominciavano le ore dedicate alla famiglia, e questo lo rinfrancava e gli faceva rifiorire il sorriso. Noi sappiamo che egli compiva la sua opera educatrice, che interpretava come una missione, con rigoroso scrupolo paterno, e perciò vi si dedicava con estenuante sacrificio.

Un padre buono e amato, dunque, un marito come se ne è persa la specie, un fratello insostituibile. Ai funerali, di fronte all'imponente concorso il popolo che quasi li sommergeva, i figli hanno forse intuito che il loro papà era qualcosa di più di un buon padre e di uno stimato uomo onesto e lavoratore.

Amedeo era stato colpito da un male tremendo. Era stato operato e, riportato a casa, si era ripreso; dopo un secondo ricovero si è spento consapevole, ma sereno come tutti i forti che se ne vanno con un bilancio che si chiude in attivo. Lo rivedo colpito dalla brusca e tragica malattia, e nella fase terminale della vita. Incertezze dubbi, esitazioni, attese, delusioni, speranze si accavallavano nella sua anima generosa nei tormentati giorni che seguirono l'operazione, e nelle ultimissime, tragiche ore. La sofferenza, la malattia, la morte di una persona cara, voglio dire, ci colpiscono più duramente quanto più forte era il legame che ci univa a quella persona. Il legame che mi univa ad Amedeo era fortissimo perché Amedeo mi aveva salvato la vita!

Ecco perché affermo con assoluta convinzione che con lui scompare un uomo integerrimo che alla grande rettitudine univa vaste qualità umane. Ora è facile capire la ragione per cui la morte di mio cognato tanto profondamente mi ha commosso.

Dalle facce assonnate e tetre dei familiari, si nota che la tensione non ha consentito loro di riposare: non sono il solo, quindi, ad avere vegliato stanotte.

Al di là della retorica, sono perciò certo di avere espresso con sincera convinzione i sentimenti di tutti. Se il ritratto che ho velocemente disegnato di Amedeo sia convincente, per certo lo ignoro. Ma una cosa è certa: ho voluto dir cose che ritenevo giuste, non solo opportune, senza mai realmente chiedermi se in poco o in nulla sarei riuscito con queste righe

frettolose a dare un ultimo, triste addio ad un vero Uomo.